Non ci sono articoli nel tuo carrello.
Collaboriamo con gli artigiani di circa 13 famiglie abitanti del villaggio di Ban Naphia, un tradizionale villaggio Lao Pouan. Acquistando i loro manufatti contribuiamo all’economia dei villaggi, migliorando le condizioni della collettività. Ogni anno, destineremo il 10% netto del ricavato dalla vendita dei nostri prodotti. Una parte verrà utilizzata per acquistare e distribuire filtri per depurare l’acqua nei villaggi rurali del Laos, in parte sostenendo le associazioni di sminamento che operano nel territorio laotiano.
La ricerca degli ordigni e preparazione del terreno Il terreno da liberare dagli ordigni inesplosi (UXO) viene diviso in griglie. Le squadre di sgombero, lavorano lungo le griglie con i metal detector per identificare gli oggetti e liberano gli ordigni. I team ripuliscono principalmente i terreni agricoli. La zona viene quindi liberata ad un minimo di 2,5 mt consentendo la lavorazione sicura del trattore e degli aratri trainati da bufali tradizionalmente utilizzati per questo lavoro in Laos. Un metal detector portatile (come nella foto) rileva frammenti di metallo fino a 60 cm di profondità. Per eseguire approfondimenti, vengono utilizzati diversi rivelatori come l’Ebinger, che ha una portata di circa 2mt. Quando un metal detector identifica la presenza di metallo, il luogo viene marcato sul terreno e trascritto su di una mappa con l’aiuto di un GPS. Lo Scavo L’estrazione di ordigni inesplosi dal terreno è un lavoro potenzialmente pericoloso e richiede nervi saldi e molta pazienza. Vengono individuati frammenti di metallo presenti nel suolo ma non si può sapere quali di questi siano ordigni o semplice metallo bisogna prima estrarli dal terreno. In seguito viene scavato il terreno mediante una pala apposita, fino a scoprire la natura dell’oggetto, una volta identificato verrà deciso se rimuoverlo o distruggerlo. Distruzione dell’ordigno A seconda del tipo di ordigno e dove è situato, il team decide se distruggerlo sul posto o spostarlo in un luogo più sicuro. In alcuni casi si decide di rimuovere l’ innesco prima di procedere alla distruzione. Avvisare gli abitanti dei villaggi La sicurezza è alla base di tutto per le operazioni del team di sminamento. Il team si assicura che tutti gli abitanti siano stati evacuati prima della rimozione o della detonazione dell’ordigno. Per concludere si preme il pulsante ed un altra bomba verrà distrutta.
MASSIMO MORICONI e sua moglie SERENA BACHEROTTI entrambi di Viareggio, a partire dal 2010 trascorrono ogni anno diversi mesi nel sud est asiatico. Per due anni hanno collaborato con l’associazione di Rimini “Una Goccia per il Mondo”, sostenendo i loro progetti in Cambogia. Successivamente, nel 2014, hanno fondato, insieme a Claudio Pardini, l’associazione di volontariato internazionale “INK for Charity”. L’associazione “INK for Charity”, ora chiusa, ha collaborato a sua volta con l’associazione canadese “Adopt a Village in Laos” per lo sviluppo di progetti umanitari nei villaggi rurali, principalmente per quanto riguarda la distribuzione di filtri in ceramica trattati con argento colloidale, indispensabili per rendere potabile l’acqua di tali zone. Nel 2017 riescono a distribuire 69 filtri per depurare l’acqua alle famiglie del villaggio di Ban Naphia, nella zona denominata “La Piana delle Giare”. La popolazione di questo villaggio da anni realizza utensili di uso comune e bracciali riciclando l’alluminio ricavato da scarti di ordigni bellici. Questa Piana del Laos è ancora cosparsa da ordigni a causa della “guerra segreta” portata avanti dagli americani durante il conflitto in Vietnam. Gli artigiani raccolgono i frammenti di bombe ed altri scarti bellici, in totale sicurezza, solamente dopo che le zone sono state bonificate dall’associazione di sminamento MAG (Mine Advisory Group), una organizzazione non governativa internazionale che si occupa di sminamento e di rimozione di ordigni inesplosi. E’ così che ha preso vita il progetto No War Factory: Massimo e Serena acquistano i manufatti direttamente dagli artigiani laotiani, contribuendo quindi allo sviluppo economico dei villaggi. Importati in Italia, questi manufatti vengono rifiniti e trasformati in gioielli, mediante l’aggiunta di pietre e argento, grazie alla preziosa collaborazione con l’orafa artigiana Francesca Barbarani. Il 10% netto dei profitti derivanti dalle vendite dei prodotti No War Factory, viene donato in parte all’associazione MAG per contribuire allo sminamento del Laos ed in parte all’associazione “Sons of Mine” per l’acquisto di filtri per rendere l’acqua potabile. Nel gennaio 2019 si aggiunge un nuovo socio, RICCARDO BIAGIONI, che condivide tutti i principi e le finalità con cui No War Factory porta avanti il suo operato.