SIAMO UN'AZIENDA CON UN'ETICA DI PRODUZIONE SOLIDALE E RESPONSABILE

La Produzione

I nostri gioielli sono realizzati in Laos da artigiani locali e ricavati prevalentemente dall’alluminio di ordigni bellici risalenti alla guerra del Vietnam, a seconda della disponibilità dei materiali e dal contesto geopolitico. Gli artigiani laotiani realizzano questi manufatti con una tecnica chiamata a staffa, ovvero per mezzo di semplici stampi in argilla entro cui viene colato l’alluminio fuso. I pezzi grezzi così ottenuti sono importati in Italia, dove vengono modificati ed impreziositi.

Dove

Il villaggio di Ban Naphia dove vivono gli artigiani con i quali collaboriamo per realizzare i nostri gioielli, si trova a pochi chilometri da Phonsavan, la capitale della regione di Xieng Khouang, la più colpita dalla presenza degli ordigni inesplosi. In questa area che si estende per centinaia di chilometri quadrati si trovano disseminate migliaia di giare, grandi contenitori in pietra di origine antica e sconosciuta. La regione intorno a Phonsavan fu colpita da devastanti bombardamenti a tappeto durante la Guerra d’Indocina e solo una piccola parte dei siti che costituiscono la Piana delle Giare è stata bonificata.

Aiuto

Collaboriamo con gli artigiani di circa 13 famiglie abitanti del villaggio di Ban Naphia, un tradizionale villaggio Lao Pouan. Acquistando i loro manufatti contribuiamo all’economia dei villaggi, migliorando le condizioni della collettività. Ogni anno, destineremo il 10% netto del ricavato dalla vendita dei nostri prodotti. Una parte verrà utilizzata per acquistare e distribuire filtri per depurare l’acqua nei villaggi rurali del Laos, in parte sostenendo le associazioni di sminamento che operano nel territorio laotiano.

Storia

Dal 1964 al 1973 gli Stati Uniti hanno sganciato oltre due milioni di tonnellate di ordigni sul Laos durante 580.000 missioni aeree, l’equivalente di un aereo carico di bombe ogni 8 minuti, 24 ore al giorno per 9 anni, rendendo così il Laos il paese più bombardato della storia. Una delle zone più colpite fu proprio la “Piana delle Giare” ed i villaggi adiacenti. Nel 1975 i bombardamenti cessarono e la guerra finì. Di questi ordigni il 30% non esplose, il che significa che nella parte orientale del Laos sono rimaste 80 milioni di bombe da disinnescare che negli anni a seguire, hanno causato la morte o la perdita di arti a più di 50.000 persone dal 1964 al 2011. Fu in quel periodo immediatamente dopo la fine del conflitto che gli abitanti iniziarono a riciclare i resti delle bombe e delle cisterne di carburante che deturpavano i terreni della “Piana delle Giare” ed i territori circostanti, per realizzarvi dei manufatti, ornamenti, cucchiai e bracciali. La popolazione dei villaggi vive di queste opere di artigianato e, dove è possibile perchè il terreno è stato bonificato, della coltivazione di riso in alcuni mesi dell’anno. Ogni anno continuano a morire persone per colpa delle bombe inesplose, dal 2008 i morti sono stati circa 160, di cui la metà bambini che tentavano di aprire gli ordigni per rivenderne poi il metallo. Le bombe inesplose sono spesso del tipo cluster, ossia a grappolo, una vera e propria macchina di morte e mutilazioni.

materiali & certificazioni

I rottami di bombe in alluminio che usiamo si sono detonati durante esplosioni in tempo di guerra o da più recenti detonazioni controllate da professionisti della rimozione di bombe. Ogni lotto varia in base alla fonte del materiale, tra cui: tubi di erogazione di Cluster BLU, alette di stabilizzazione di CBU, mortai a campana di 60 mm, parti di mortaio 81 mm ILL, parti di RGP7, cappucci di BLU- 3B, caricatori di pistole M16, jet da combattimento, grandi contenitori delle bombe a grappolo ed altri materiali di recupero. Gli artigiani recuperano il materiale da fonderie locali che ricevono il metallo da famiglie che possiedono proprietà in cui il metallo è stato demolito professionalmente. Non sono mai state utilizzate armi nucleari nella guerra in Laos, i nostri prodotti non contengono elementi radioattivi. I nostri prodotti sono stati analizzati dal laboratorio “Ecoricerche S.r.l.” a Bassano del Grappa per controllare i valori dei metalli pesanti con esito negativo. I nostri gioielli sono conformi alle normative europee per la vendita. Ultime analisi effettuate nel giorno 05/06/2018 da un laboratorio accreditato da ACCREDIA

Donazioni

In questa sezione è possibile consultare le donazioni effettuate da No War Factory
SMINAMENTO UXOLAO & MAG

La ricerca degli ordigni e preparazione del terreno Il terreno da liberare dagli ordigni inesplosi (UXO) viene diviso in griglie. Le squadre di sgombero, lavorano lungo le griglie con i metal detector per identificare gli oggetti e liberano gli ordigni. I team ripuliscono principalmente i terreni agricoli. La zona viene quindi liberata ad un minimo di 2,5 mt consentendo la lavorazione sicura del trattore e degli aratri trainati da bufali tradizionalmente utilizzati per questo lavoro in Laos. Un metal detector portatile (come nella foto) rileva frammenti di metallo fino a 60 cm di profondità. Per eseguire approfondimenti, vengono utilizzati diversi rivelatori come l’Ebinger, che ha una portata di circa 2mt. Quando un metal detector identifica la presenza di metallo, il luogo viene marcato sul terreno e trascritto su di una mappa con l’aiuto di un GPS. Lo Scavo L’estrazione di ordigni inesplosi dal terreno è un lavoro potenzialmente pericoloso e richiede nervi saldi e molta pazienza. Vengono individuati frammenti di metallo presenti nel suolo ma non si può sapere quali di questi siano ordigni o semplice metallo bisogna prima estrarli dal terreno. In seguito viene scavato il terreno mediante una pala apposita, fino a scoprire la natura dell’oggetto, una volta identificato verrà deciso se rimuoverlo o distruggerlo. Distruzione dell’ordigno A seconda del tipo di ordigno e dove è situato, il team decide se distruggerlo sul posto o spostarlo in un luogo più sicuro. In alcuni casi si decide di rimuovere l’ innesco prima di procedere alla distruzione. Avvisare gli abitanti dei villaggi La sicurezza è alla base di tutto per le operazioni del team di sminamento. Il team si assicura che tutti gli abitanti siano stati evacuati prima della rimozione o della detonazione dell’ordigno. Per concludere si preme il pulsante ed un altra bomba verrà distrutta.

MASSIMO MORICONI e sua moglie SERENA BACHEROTTI entrambi di Viareggio, a partire dal 2010 trascorrono ogni anno diversi mesi nel sud est asiatico. Per due anni hanno collaborato con l’associazione di Rimini “Una Goccia per il Mondo”, sostenendo i loro progetti in Cambogia. Successivamente, nel 2014, hanno fondato, insieme a Claudio Pardini, l’associazione di volontariato internazionale “INK for Charity”. L’associazione “INK for Charity”, ora chiusa, ha collaborato a sua volta con l’associazione canadese “Adopt a Village in Laos” per lo sviluppo di progetti umanitari nei villaggi rurali, principalmente per quanto riguarda la distribuzione di filtri in ceramica trattati con argento colloidale, indispensabili per rendere potabile l’acqua di tali zone. Nel 2017 riescono a distribuire 69 filtri per depurare l’acqua alle famiglie del villaggio di Ban Naphia, nella zona denominata “La Piana delle Giare”. La popolazione di questo villaggio da anni realizza utensili di uso comune e bracciali riciclando l’alluminio ricavato da scarti di ordigni bellici. Questa Piana del Laos è ancora cosparsa da ordigni a causa della “guerra segreta” portata avanti dagli americani durante il conflitto in Vietnam. Gli artigiani raccolgono i frammenti di bombe ed altri scarti bellici, in totale sicurezza, solamente dopo che le zone sono state bonificate dall’associazione di sminamento MAG (Mine Advisory Group), una organizzazione non governativa internazionale che si occupa di sminamento e di rimozione di ordigni inesplosi. E’ così che ha preso vita il progetto No War Factory: Massimo e Serena acquistano i manufatti direttamente dagli artigiani laotiani, contribuendo quindi allo sviluppo economico dei villaggi. Importati in Italia, questi manufatti vengono rifiniti e trasformati in gioielli, mediante l’aggiunta di pietre e argento, grazie alla preziosa collaborazione con l’orafa artigiana Francesca Barbarani. Il 10% netto dei profitti derivanti dalle vendite dei prodotti No War Factory, viene donato in parte all’associazione MAG per contribuire allo sminamento del Laos ed in parte all’associazione “Sons of Mine” per l’acquisto di filtri per rendere l’acqua potabile. Nel gennaio 2019 si aggiunge un nuovo socio, RICCARDO BIAGIONI, che condivide tutti i principi e le finalità con cui No War Factory porta avanti il suo operato.

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